iL FEMMINICIDA NON BUSSA: HA LE CHIAVI DI CASA

Carol Maltesi si fidava a tal punto di Davide Fontana da dargli anche una copia delle sue chiavi di casa. Ancora una volta una donna uccisa barbaramente per mano di un uomo, con una brutalità inaudita. Un 43enne che è arrivato anche ad occultare il corpo in un congelatore, a farlo a pezzi. Da gennaio ha usato il cellulare della vittima, fingendosi Carol. Una giovane donna il cui percorso di vita è stato interrotto per mano di un uomo che l'ha trattata come un oggetto, distruggendola anche materialmente. Ci sono tutti gli elementi della violenza maschile, in questo caso corredata da una sorta di senso di impunità che si è protratto per mesi, tanto da sostituirsi alla vittima sui social e fornendo dichiarazioni anche agli inquirenti per depistare tutti. Ora vorrebbe anche cavarsela, immagino, trovando uno dei mille escamotage e alibi. Questa china è come sempre agevolata dai media, lo si vede da come molti stanno trattando questo femminicidio. Si stanno concentrando sulla vittima, scandagliandone la vita e gettandola in pasto all'opinione pubblica, ogni aspetto diffuso in modo morboso, a suggerire ancora una volta un "cercarsela", una sorta di corresponsabilità della vittima. Non c'è pietà, non c'è alcun senso del limite, nessuna empatia per una giovane mamma che ha perso la vita per mano di un uomo e del suo senso di onnipotenza. E' un femminicidio e non ne possiamo più di questo vilipendio nei confronti delle donne vittime. Non c'è rispetto, non c'è il silenzio necessario per non agire ulteriore violenza su Carol. Io vorrei capire perché non si è ancora in grado di interrogarsi su ciò che passa per la testa di un uomo che sceglie di togliere la vita a una donna, quale mentalità, quale retaggio culturale, quale considerazione della donna, quale concezione delle relazioni, quali ragioni lo possano portare all'idea di farla franca e di essere legittimato a commettere tali atrocità. Ecco, approfondiamo questi aspetti, senza la consueta agiografia dell'uomo per bene e il fango sulla vittima. E' un ignobile assassino con tanto di martello, che si contraddistingue per l'enorme crudeltà e nessun barlume di pentimento, che ha tutte le carte in regola per un ergastolo. Un uomo che ha agito violenza maschile patriarcale: non sono mostri, ma figli di una società che tuttora considera le donne inferiori o oggetti. La narrazione continua a non focalizzarsi sul problema reale, sulle radici della violenza, su una maschilita' incapace di cambiare direzione. Carol costretta a lasciare un bimbo solo. E poi si continua a relegare in fondo alla lista di priorità la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Mi raccomando solo nelle date celebrative. "Ci fanno a pezzi" eppure non mi sembra che ci sia la giusta attenzione. E quando denunciamo, la giustizia non sempre arriva o arriva celermente. Stasera ho un groppo in gola e un senso di vuoto e di impotenza.